I santi del giorno

Liturgia

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Tradizioni

‘U TAMBURRU

(antica tradizione della settimana santa)

Mercoledi’ santo ore 24.00

Come ogni anno, la Settimana Santa a Borgia, viene aperta da un rito prettamente pagano che è quello do “Tamburru”. L’uso del tamburo è di antica tradizione e risale alla venuta dei Musulmani nel territorio, i quali con la stessa cadenza lo suonano ancora oggi in occasione di morte o per accompagnare lo sposo a casa della sposa nel giorno del matrimonio. Infatti, nella notte fra mercoledi’ e giovedi’ Santo, con partenza esatta allo scoccare della mezzanotte, dalla Piazza del Ss.mo Rosario, gremita di gente, si ripete la tradizionale uscita do “Tamburru” (tamburo). Questo strumento ligneo, sempre per tradizione, viene fatto con pelle di zimburu (maschio della capra) dal sig. Calio’ Domenico fu Leonardo, il quale, seguendo sin da piccolo, la passione e la devozione paterna, lo custodisce gelosamente e lo prepara meticolosamente per l’occasione e lo consegna al Priore, a cui spetta il compito di dare i colpi iniziali. Rione per rione quindi, “ u Tamburru”, percorre le tradizionali vie cittadine delle altre processioni, in modo che l’intera popolazione, seppur a notte fonda, ne possa sentire il riecheggiare dei colpi ritmati al passaggio. In passato, era suonato solo da pochi confratelli, designati dal Priore che vestivano di camice bianco con cappuccio. Oggi, il Priore, a mezzanotte in punto, in un atmosfera di silenzio e di meditazione, dà i primi colpi, ritmati, cupi, girandosi nel contempo “per le quattro vie” che si intersecano con la piazza antistante la monumentale Chiesa del Ss.mo Rosario, formando simbolicamente una croce. Quindi, lo affida ai confratelli e non solo, che proseguono la processione nei vari rioni. E così, nella notte, in rigoroso silenzio, si diffondono i colpi cadenzati (due lenti + tre veloci in successione; poi, due veloci in successione + due veloci in successione + due veloci in successione + tre lenti).  Da qualche tempo ormai tale tradizione ha riacquistato valenza e credibilità, perché a cavallo dei primi anni ottanta, era facile che vi scoppiassero furibonde liti per “suonarlo”, ma ciò non per passione o devozione, ma perché vi prendevano parte persone in preda all’ ebrezza (da cui poi ne scaturivano le discussioni) il cui intento, il più delle volte, era solo ed esclusivamente, quello di rompere la pelle do “Tamburru”. Per l’attaccamento e la “devozione” dimostrata negli anni a questa tradizione è doveroso ricordare i compianti: Venanzio Rossi, Oscar Mazzitelli (quest’ultimo, anche da emigrato, tutti gli anni era presente, ‘fedelmente’, all’uscita do “Tamburru”) Leonardo Codamo, Leonardo Caliò.